Un comitato consultivo statunitense sulle vaccinazioni ha votato a favore di un approccio basato sulla valutazione individuale per la somministrazione del vaccino contro l’epatite B (HBV) nei neonati nati da madri risultate negative al virus. Fino ad oggi, la vaccinazione universale alla nascita era raccomandata negli Stati Uniti dal 1991, prevenendo stime di circa 90mila decessi. La nuova indicazione suggerisce che i bambini che non ricevono la dose alla nascita possano iniziare il ciclo vaccinale non prima dei 2 mesi di vita. Alcuni membri del comitato hanno espresso preoccupazioni, sottolineando che la modifica potrebbe aumentare il rischio di infezioni croniche, soprattutto considerando che non tutte le gestanti hanno accesso a test affidabili o potrebbero ricevere risultati falsi negativi.
L’epatite B è una malattia del fegato trasmessa tramite fluidi corporei che può portare a cirrosi e carcinoma epatico. La vaccinazione neonatale è considerata sicura ed efficace dalla comunità scientifica, e rimane raccomandata per i bambini nati da madri positive al virus.
Esperti internazionali, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomandano vaccini contro l’HBV nei primi mesi di vita. La revisione delle linee guida statunitensi riflette un confronto con le pratiche di altri Paesi, dove il calendario vaccinale può prevedere un inizio più tardivo, pur garantendo la protezione contro la malattia.
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