Le incursioni di aria fredda nel Mediterraneo durante il mese di maggio possono determinare un impatto significativo sul territorio italiano, alterando il normale andamento climatico della stagione primaverile. Il primo effetto evidente è il brusco calo delle temperature, che può raggiungere valori anche di 10-20°C al di sotto delle medie stagionali. Questo repentino abbassamento termico risulta particolarmente evidente dopo periodi caratterizzati da anomalie di caldo precoce, sempre più frequenti negli ultimi anni.
L’arrivo di masse d’aria fredda in un contesto primaverile già riscaldato favorisce una marcata instabilità atmosferica. Il contrasto termico tra l’aria in ingresso e quella preesistente può dar luogo a fenomeni temporaleschi di forte intensità, spesso accompagnati da grandinate di notevoli dimensioni e raffiche di vento particolarmente violente. In alcune circostanze, la presenza di correnti instabili può accentuare il rischio di eventi estremi, come trombe d’aria o tornado, soprattutto nelle zone costiere e pianeggianti.
Le precipitazioni associate a queste irruzioni fredde possono assumere carattere eccezionale, con piogge abbondanti e locali nubifragi, specialmente nelle regioni interne e lungo il versante tirrenico. Inoltre, le temperature insolitamente basse possono favorire il ritorno della neve a quote atipicamente ridotte per il periodo, interessando non solo le Alpi ma anche l’Appennino.
Un aspetto cruciale riguarda le ripercussioni sul settore agricolo. A maggio, molte colture si trovano in una fase avanzata di crescita, e l’arrivo improvviso di aria fredda rappresenta un rischio significativo. Le gelate notturne possono compromettere la produzione di frutteti e vigneti, con conseguenze economiche rilevanti per gli agricoltori.
L’intensità e la distribuzione degli effetti dipendono dalle caratteristiche specifiche di ogni irruzione fredda. Generalmente, le regioni settentrionali e quelle adriatiche risultano più esposte a anomalie termiche negative, mentre il Centro-Sud può subire impatti variabili a seconda della traiettoria delle masse d’aria.
Questi episodi, sebbene meno frequenti rispetto al passato, rientrano nella naturale variabilità climatica del Mediterraneo. Tuttavia, il contesto di riscaldamento globale sta modificando l’intensità e la frequenza di tali eventi, amplificando i contrasti termici e rendendo i fenomeni meteorologici associati ancora più estremi.
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