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Sai cos’è un clacson di cortesia?

Sai cos’è un clacson di cortesia?

Sai cos’è un clacson di cortesia?

@chiara.fantappie

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È arrivato anche per noi il momento di rincontrarsi, e quest’anno, da veterana e prossima maturanda (anche se l’unica cosa che matura qui è l’ansia), ho deciso di ricominciare con il botto con un genere che non ho esito a definire il più difficile da scrivere. Non solo i thriller devono creare quell’ansietta da notte prima degli esami e mantenerla per tutta la durata del libro (le cosiddette high stakes), ma devono prendere situazioni impossibili e calarle in una realtà vera e plausibile; non si parla di un fantasy, dove tutto è concesso e approvato, ma di una dimensione che, seppur assurda e improbabile, esiste nel nostro mondo. Sinceramente, che figata.


Non sarebbe un articolo serio se non mettessi un libro del Re Stephen King che, purtroppo per me, è capace di crearmi fin dalle prime pagine un senso di ansia talmente forte che mi è difficile continuare un libro. Chiamatemi pure mezza tacca, ma la fatica che ho fatto per finire Misery, molto probabilmente il suo thriller più famoso, è stata pari a sollevare cinquanta chili di pesi sulla panca. Il suo stile di scrittura è talmente visivo e immaginabile che vieni immediatamente calato all’interno dell’azione narrativa, sentendoti come uno spettatore forzato a mantenere gli occhi sulla scena. In particolare, questo thriller psicologico racconta di uno scrittore, Paul Sheldon, che viene salvato da una sua fan psicopatica dopo che ha avuto un incidente stradale. Il nostro malcapitato si risveglia a letto con le gambe praticamente sbriciolate, e deve trovare un modo per sfuggire alla pazza Annie Wilkes. Sinceramente, se fossi stata nei panni di Sheldon, mi sarei ammazzata da quel dì, ma complimenti al suo incredibile spirito di sopravvivenza.


Secondo in classifica è No Exit di Taylor Adams, che nessuno ha mai sentito nominare perché pubblicato da DeAPlaneta (sono piuttosto sicura che sia fallita, per questo il libro è fisso al 50% di sconto). Questo thriller ci racconta di una ragazza che, bloccata in una tormenta di neve su una montagna sperduta nel nulla, trova rifugio in una stazione di servizio; qui, girovagando tra le macchine dei suoi compagni di sventura, scopre che una bambina è stata letteralmente ingabbiata all’interno di un portabagagli. La nostra eroina improvvisata avrà solo una manciata di ore per salvare la bambina e cercare di non morire nel mentre. Oh, mai spiegata una trama meglio di così in vita mia. Ah, e se non vi escono le lacrime alla fine forzate il pianto, è un passaggio essenziale nell’esperienza di lettura.


Chiudo l’articolo con un libro di un’autrice ormai famosissima ma che potreste non aver ancora sentito: si tratta di Non mentire di Freida McFadden, che ha scritto il molto più conosciuto Una di famiglia. La particolarità di questa scrittrice è la sua abilità nel costruire personaggi femminili forti e al tempo stesso “grigi”, non ben definiti, diciamo diversi dall’idea dell’eroina perfetta o della madre amorevole che ci hanno ficcato in gola dall’inizio dei tempi. Sfortunatamente non ho la capacità di riassumervi la trama senza lasciarvi 1. confusi, 2. con la netta sensazione di essere stati vittime di spoiler, quindi mi sa che per questa è necessario che scopriate voi di cosa parla. Per quanto io definisca i libri di Freida McFadden troppo mainstream e “scontati”, riescono comunque a coinvolgerti nella storia con le sue ambientazioni inquietanti e il suo stile di scrittura incredibilmente scorrevole e evocativo. 

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